Omelia del rev. Padre Giuseppe Ave nella "Missa pro eligendo Delegato"
03 Marzo 2018
Sia lodato Gesù Cristo!
Carissimi Cavalieri, gentilissime Dame, signori volontari,
permettetemi innanzitutto di salutare gli alti rappresentanti del Gran Priorato di Roma, S.E. il Principe Benedetto Barberini, pro-cancelliere, Gran Croce di Onore e Devozione, l’avvocato Maurizio Fiorilli, consulente giuridico, Cavaliere di Grazia Magistrale Probando in Obbedienza.
Voglio rivolgere il mio caloroso saluto anche al nostro Procuratore, il Sig. Luciano Giuliodori, Cavaliere di Grazia Magistrale in Obbedienza. Sono le ultime ore in cui è chiamato a guidare la nostra amata Delegazione e mi sembra doveroso rivolgere a Lei un sentito ringraziamento per averci guidato in quasi un anno e mezzo. Sembra così lontano quel 16 dicembre 2016, giorno in cui Ella ha preso le redini della nostra vivace e viva Delegazione e ci ha aiutato a giungere a quest’oggi.
Ce lo siamo detti molte volte: si arriva a questa elezione non come quando si passa attraverso un prato fiorito o un sentiero ben tracciato, è sembrato a più riprese un sentiero tortuoso, fatto di insidie, di bivi, di torrenti in piena, di giornate di pioggia (e vorrei anche dire di neve). Forse tutto ciò rappresenta in piccolo la confusione che regna nella nostra società, gli sconvolgimenti che come terremoti colpiscono il nostro Sovrano Ordine e più di qualche volta anche la nostra amata Chiesa cattolica, apostolica e romana che spesso assomiglia ad una “barca riempita fin quasi a capovolgersi”. La citazione del 2017 del Santo Padre Benedetto XVI tratta dal lungo messaggio per il funerale del Cardinale di Colonia Joachim Meisner non è completa se non affermiamo con certezza profonda come fa il Papa che “il Signore non abbandona la sua Chiesa”. Un’espressione simile e che ugualmente creò grande riflessione lo stesso Santo Padre la utilizzò alla Santa Missa Pro Eligendo Romano Pontefice del 2005 alla quale più volte ho pensato in questi lunghi mesi, perché questi rischi fanno parte anche della nostra Delegazione inserita in questo mondo che troppo spesso ci dimentichiamo di chiamare creato. Scandiva Sua Santità Benedetto XVI, in quel momento ancora per qualche ora Card. Joseph Ratzinger:
Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero... La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde - gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo sull’inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore (cf Ef 4, 14). Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie.
Ecco carissimi confratelli qual è la missio della Delegazione, questa è la tuitio fidei che da 10 secoli caratterizza il Sovrano Militare Ordine di Malta. Scrive San Paolo ai Romani: “Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?” (8,31). Dobbiamo avere la consapevolezza che il nostro compito principale è predicare Cristo e Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio. (1Cor1, 23b-24).
È per questo che il formulario della Santa Messa di oggi è per invocare il dono dello Spirito Santo. Invochiamo lo Spirito Santo con i suoi settiformi doni sulla nostra Delegazione. Sia l’unica strategia il Vangelo, sia l’unica conta quella dei grani del Rosario, sia l’unico Regolamento da spulciare ed analizzare il Catechismo. Saranno stati divisi in più di qualche occasione anche i Cavalieri delle epoche passate, ma sempre uniti quando c’era da difendere la Santa Religione Cattolica.
Un piccolo gruppo di undici discepoli hanno sconvolto l’Impero Romano. Non serve a voi ricordare che ad Acri poche centinaia di cavalieri tennero testa per oltre un mese contro centosessantamila infedeli permettendo di mettere in salvo via mare fino all’ultima donna cristiana.
Solo allora le opere di carità, essenziali alla sopravvivenza dell’Ordine stesso, acquistano senso; solo allora l’altro non sarà solo un bisognoso da aiutare ma Cristo stesso che avremo l’onore di servire. Solo allora la casa del povero nella quale entreremo per portare aiuto materiale ci sembrerà la dimora del Re dei Re e serviremo il povero sentendo risuonare le parole del Vangelo “Ho avuto fame e mi hai dato da mangiare, ho avuto sete e mi hai dato da bere… Ogni volta che avrete fatto una di queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli lo avrete fatto a me” (Mt 25,35a.40b).
Cari confratelli il nostro Sovrano Ordine è un faro per la Chiesa e per il Mondo da più di 1000 anni.
Penso a quante generazioni di uomini e donne con la croce ottagona sul petto e più ancora nel cuore hanno votato Gran Maestri, Gran Priori, Delegati, Consiglieri, Revisori… Vi invito a quella stessa nobiltà di animo, vi invito a quella stessa lungimiranza, vi invito a quella stessa fede.
La Madonna del monte Fileremo ci illumini, San Giovanni Battista ci sproni, il Beato Gerardo e i santi e i beati dell’Ordine ci guidino. Amen Sia lodato Gesù Cristo.