Storia della Delegazione

Il Latium vetus, anche detto Latium antiquum, fu una regione storico-geografica costituita dalla parte centrale dell'attuale Lazio, posta a sud del fiume Tevere (che lo divideva dai territori etruschi dell'Etruria meridionale - l'attuale Lazio settentrionale[4]) e a nord del monte Circeo,[1][4] che lo divideva dal Latium adiectum, con il quale costituiva il Latium. Era limitato dalla costa tirrenica e esteso sulle propaggini degli Appennini verso l'interno, fino al Sannio.[4]
Questa regione fu occupata, a partire dagli inizi del II millennio a.C., da una serie di popolazioni di stirpe indoeuropea, tra cui i Latini, i Falisci e i Capenati, appartenenti al ramo dei Latino-falisci. Intorno al 1500 a.C., con la seconda migrazione indoeuropea, arrivarono nella regione altre popolazioni, tra cui i Volsci, gli Equi, e gli Ernici,[2] appartenenti all'altro ramo, costituito dagli Osco-umbri.
I Latini, in particolare, si insediarono nella zona che prima essi e poi i Romani chiamarono Latium vetus (o Latium antiquum, ossia "Lazio antico"), il "vero" Lazio, che da loro prendeva nome.[5] Tale regione comprendeva i territori compresi lungo la costa tirrenica(per 50 miglia) dal fiume Tevere al Circeo.[1][5] Confinava, pertanto, a nord con l'Etruria,[4]ad est dagli Appennini, dal mare ad occidente ed a sud da popolazioni italiche o, più in antico, preindoeuropee. Il Latium vetus, pur di limitata estensione[6], era comunque disseminato in epoca protostorica da una miriade di insediamenti protourbani di varie dimensioni, che in parte si svilupparono in seguito attraverso un processo di sinecismo di diversi villaggi vicini, divenendo delle vere e proprie città.
Secondo l'antica ricostruzione di Dionigi di Alicarnasso, solo parzialmente confermata dalla scienza, prima dei Latini e degli Italici gli abitanti della regione furono i Siculi, poi gli Aborigeni e i Pelasgi, che uniti cacciarono a mezzogiorno i Siculi, fino a quando da queste popolazioni si originarono i Latini.[7]
Tra le popolazioni che abitarono il territorio in epoca Latina, anche i Volsci, gli Aurunci e Rutuli.[5]
Numerose sono le città citate da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia al tempo dell'Imperatore romano Vespasiano. Qui di seguito un elenco dettagliato:
- Alba Fucens(Albe), sorta sul territorio degli Equi, come colonia di diritto latino;[8]
- Albalonga (Monte Albano presso Rocca di Papa), fondata dal figlio di Enea, Ascanio, secondo la leggenda, con il santuario federale dedicato a Giove Laziale;[3]
- Aletrium (Alatri);[2]
- Anagnia(Anagni);[2]
- Antemnae, ridotta ai tempi di Strabone a semplice villaggio o a possedimento agricolo privato.[3]
- Antium, (Anzio e Nettuno)[9] menzionata da Plinio il Vecchio,[10] era una località di villeggiatura, priva di porto al tempo di Strabone,[11]utilizzata per piacevoli soggiorni anche da magistrati e politici romani, ricca pertanto di lussuose abitazioni e ville;[12]
- Ardea (Ardea), città fondata da Danae, madre di Perseo,[5] nel territorio dei Rutuli, dove si trova un santuario dedicato ad Afrodite, presso il quale i Latini tengono una festa comune;[12]
- Aricia (Ariccia), sorgeva lungo la via Appia in un luogo incavato, con un'acropoli fortificata e, non molto distante, un santuario dedicato ad Artemide (che chiamano Nemus);[9]
- Capitulum (presso Piglio), nell'antico territorio degli Ernici;[2]
- Cereatae (Cereatae Marianae);[2]
- Circeo, dove era presente un piccolo porto, un santuario legato alla maga Circe, un altare dedicato ad Atena e si dice fosse conservata, ai tempi di Strabone, una tazza che sembra fosse appartenuta ad Odisseo;[13]
- Collatia, ridotta ai tempi di Strabone a semplice villaggio o a possedimento agricolo privato.[3]
- Cora (Cori);[2]
- Fidenae, ridotta ai tempi di Strabone a semplice villaggio o a possedimento agricolo privato.[3]
- Gabii (a due km da Roma, lungo la via Prenestina);[2]
- Labicum, ridotta ai tempi di Strabone a semplice villaggio o a possedimento agricolo privato.[3]
- Lanuvium (Lanuvio), sulla destra della via Appia, da dove si può vedere il mare;[9]
- Laurentum (lungo la via Laurentina, a 10 miglia dal centro di Roma),[5] che si tramanda fosse il luogo dove sbarcò Enea in fuga da Troia;[3][12]
- Lavinium (Pratica di Mare), fondata dallo stesso Enea con il nome della moglie Lavinia,[3] possedeva un santuario dedicato ad Afrodite, comune a tutti i Latini;[12]
- Ostia (Ostia), fondata da Anco Marzio,[5] divenne il porto di Roma a partire da Claudio;[4] Strabone ricorda che al tempo di Augusto e Tiberio era ancora priva di un porto, a causa dei depositi alluvionali del Tevere. Per questi motivi, le navi più grandi correvano il pericolo di arenarsi, tanto da ormeggiare al largo. Le imbarcazioni più piccole, invece, venivano utilizzate o per il carico/scarico delle merci dalle imbarcazioni più grandi, oppure potevano risalire il grande fiume fino a Roma (per circa 190 stadi);[12]
- Praeneste (Preneste),[2] con il santuario della Fortuna Primigenia, celebre per i suoi oracoli;[14]
- Privernum (Priverno);[2]
- Roma (Roma), capitale dell'Impero romano,[4] posta lungo il fiume Tevere;[8]
- Setia (Sezze), tra la via Appia a sud e la via Latina a nord;[2]
- Signa (Segni), tra la via Appia a sud e la via Latina a nord;[2]
- Suessa Pometia (Cisterna di Latina);[2]
- Tibur (Tivoli), città presso la quale passava la via Tiburtina Valeria, dove si trovava sia il santuario di Ercole Vincitore, sia la famosa cascata dell'Aniene, oltre alle salutari sorgenti sulfuree di Albulae;[14]
- Trapontium (forse l'odierna Torre Treponti);[2]
- Tusculum (Monte Porzio Catone),[14] città con considerevoli costruzioni, abbellita da una corona di giardini, ville e palazzi regali, in particolare nella parte bassa, quella rivolta verso Roma;[9]
- Velitrae (Velletri).[2]
(fonte: Wikipedia)