Incontro di spiritualità della Delegazione Terra d’Otranto
Nei giorni 27-28-29 ottobre prossimo si svolgerà il consueto Pellegrinaggio Nazionale alla Santa Casa di Loreto organizzato dal Sovrano Militare Ordine di Malta. In preparazione all’imminente pellegrinaggio, la Delegazione Terra d’Otranto, che parteciperà attivamente con i propri membri, ha organizzato sabato 21 ottobre scorso presso Palazzo Ameglio, sede della delegazione, un incontro di spiritualità.
È pur vero che il pellegrinaggio è verso un importante luogo di culto mariano, ma dobbiamo ricordarci che lo stesso rappresenta un aiuto per riprendere coscienza della propria condizione di popolo di Dio in cammino verso la Casa del Padre. Andare in pellegrinaggio vuol dire anche “lasciare dietro di sé”, dimenticare il proprio egoismo, mettersi in cammino con dei fratelli per sentirsi tutti appartenenti ad una stessa Chiesa, pregare tutti insieme, purificarsi spiritualmente. Il “lasciare dietro di sé” pone ordine nella vita, orienta cose e persone al loro fine, libera dalla risorgente idolatria che si chiama cupidigia, sete di possesso, pone l’orizzonte che permette l’affiorare dell’amore. Ed aggiunge Pietro: perché la vita cristiana va concepita come “un pellegrinaggio”, un cammino verso una meta ben precisa che è la vita eterna. “Non abbiamo quaggiù una dimora stabile, permanente, ma aneliamo a quella futura”, e quindi dobbiamo tenere sempre lo sguardo fisso verso questa meta, senza perderlo mai di vista.
Il pellegrinaggio deve essere vissuto propriamente, non deve essere ridotto a una gita o a un viaggio di piacere. Che esso non sia un puro e semplice partire, quanto piuttosto un entrare nella storia che Dio ha tracciato con l’uomo. (Joseph Ratzinger – Omelie romane 24.05.83).
Questa la sintesi della meditazione proposta da don Cataldo Letizia, cappellano magistrale della Delegazione Terra d’Otranto, durante l’omelia della SS. Messa officiata presso la cappella della sede della delegazione, per prepararsi all’importante esperienza del pellegrinaggio, perché “Si cerca Dio per trovarlo con maggiore dolcezza, lo si trova per cercarlo con maggiore ardore” (Sant’Agostino – La Trinità 15,2,2).
È pur vero che il pellegrinaggio è verso un importante luogo di culto mariano, ma dobbiamo ricordarci che lo stesso rappresenta un aiuto per riprendere coscienza della propria condizione di popolo di Dio in cammino verso la Casa del Padre. Andare in pellegrinaggio vuol dire anche “lasciare dietro di sé”, dimenticare il proprio egoismo, mettersi in cammino con dei fratelli per sentirsi tutti appartenenti ad una stessa Chiesa, pregare tutti insieme, purificarsi spiritualmente. Il “lasciare dietro di sé” pone ordine nella vita, orienta cose e persone al loro fine, libera dalla risorgente idolatria che si chiama cupidigia, sete di possesso, pone l’orizzonte che permette l’affiorare dell’amore. Ed aggiunge Pietro: perché la vita cristiana va concepita come “un pellegrinaggio”, un cammino verso una meta ben precisa che è la vita eterna. “Non abbiamo quaggiù una dimora stabile, permanente, ma aneliamo a quella futura”, e quindi dobbiamo tenere sempre lo sguardo fisso verso questa meta, senza perderlo mai di vista.
Il pellegrinaggio deve essere vissuto propriamente, non deve essere ridotto a una gita o a un viaggio di piacere. Che esso non sia un puro e semplice partire, quanto piuttosto un entrare nella storia che Dio ha tracciato con l’uomo. (Joseph Ratzinger – Omelie romane 24.05.83).
Questa la sintesi della meditazione proposta da don Cataldo Letizia, cappellano magistrale della Delegazione Terra d’Otranto, durante l’omelia della SS. Messa officiata presso la cappella della sede della delegazione, per prepararsi all’importante esperienza del pellegrinaggio, perché “Si cerca Dio per trovarlo con maggiore dolcezza, lo si trova per cercarlo con maggiore ardore” (Sant’Agostino – La Trinità 15,2,2).
[ciro urselli]