San Giovanni con l'Arcivescovo di Milano
Milano. - Un San Giovanni speciale perché è la prima ricorrenza della nascita del nostro santo patrono che, dopo anni, celebriamo avendo nuovamente alla guida un Gran Maestro e un governo nella pienezza delle rispettive funzioni. Ed è ancora più speciale per l’Ordine di Malta in Lombardia perché a celebrare questo Rito eucaristico è l’Arcivescovo di Milano Sua Eccellenza Reverendissima mons. Mario Delpini, che è stato accolto nel nostro Ordine come Cappellano Gran Croce Conventuale ad honorem. Così il nostro Delegato, Niccolò d’Aquino di Caramanico, ha salutato il Vescovo all’inizio della liturgia nella vigilia della festa della natività di san Giovanni Battista il Precursore.
Nella basilica di Santa Maria della Passione hanno partecipato numerosi cavalieri e dame della Delegazione, volontari appartenenti al Corpo di soccorso dell’Ordine di Malta, i militi del Corpo militare, il cappellano capo monsignor Marco Navoni, padre Giacomo Sala (cappellano del Cisom) e altri presbiteri tra cui don Marco Cianci per l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro. Non sono mancate le autorità civili con la vicesindaco di Milano, Anna Scavuzzo, l’ambasciatore Veronica Crego Porley, decana del Corpo consolare a Milano e console dell’Uruguay, oltre che rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.
“L’Ordine di Malta è un ordine di discepoli di Gesù chiamati a essere perseveranti nella sequela. Laddove si usano giudizi categorici sul tempo in cui viviamo e la nostra società descrive tutto il mondo come un grigiore, noi continuano a essere testimoni della presenza del regno. L’impegno a essere fedeli difendendo la verità cristiana e la Chiesa cattolica non è senza fallimenti, non si misura con i successi o gli applausi, ma con la coerenza. Ciò che importa è la nostra fede e non la nostra soddisfazione”. Ma come camminare e perseverare nella fede, prosegue mons. Delpini. “Lasciandoci condurre dalla Parola. Zaccaria non ha potuto parlare per 9 mesi perché non aveva creduto alla parola affidabile”. Da qui l’insegnamento anche per un oggi fatto di tanti rumori e voci che spesso non lasciano spazio alla riflessione. “Forse anche noi dovremmo tacere per un poco e ascoltare la Parola non come gente sicura, che sa già, ma come gente che ascolta e che ha bisogno di tanto pensiero. E fare silenzio per ascoltare meglio, perché la Parola entri più profondamente, per avere alla fine qualcosa da dire”.